Entrata di Cristo a Gerusalemme di Van Dyck


“Gesù Cristo fece questa entrata sopra un’asina, secondo la Profezia espressa da Zaccaria. La plebe ed i fanciulli vennero davanti a lui, ed avendo ripiene le strade di rami e di foglie di alberi, e disteso i loro vestimenti in terra, lo accompagnarono con acclamazioni di allegrezza, dicendo: “Osanna al Figliuol di David: Benedetto quello, che viene nel nome del Signore. Osanna nel più alto de’ cieli”, tenendo intanto nelle mani de’ rami di olivo. Questa Domenica fu chiamata Dominica delle Palme” (da Educazione cristiana, 1828)

Come in un bassorilievo con punto di vista ravvicinato, a tinte fosche e corrusche, un van Dyck diciottenne illustra il passo evangelico con sapienza e maestria. Il corteo si sviluppa festoso, con la folla che a stento lascia il centro della scena a Cristo, dal profilo perfetto, sontuosamente avvolto nella tunica blu profondo e dal mantello rosso brillante. Il michelangiolismo dei corpi è esibito, come il naturalismo del ramo in primo piano.

L’enfasi barocca si riflette nel dinamismo e nelle scelte cromatiche, citazione dello stile del suo maestro, Pieter Paul Rubens.

Antoon van Dyck (1599-1641), Entrata di Cristo a Gerusalemme, 1617, olio su tela, Indianapolis Museum of Art, Indianapolis


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