The Lady of Shalott di J.W. Waterhouse


“Da sotto il suo elmo fluirono
I suoi riccioli neri come carbone mentre cavalcava,
Mentre cavalcava verso Camelot.
Dalla riva e dal fiume
Comparve nello specchio di cristallo”
(A. Tennyson, The Lady of Shalott, 1833)

E fu così che Elaine di Astolat, Lady di Shalott, la bella dama rinchiusa nella torre per una maledizione, s’innamorò del riflesso di Lancillotto nel proprio specchio. Ebbra d’amore, si lasciò andare alla tentazione di guardare l’amato dal vero, scatenando la maledizione: scorse in lontananza Camelot, decretando la propria morte. Decisa a incontrare l’amato nonostante tutto, salì su una barca e si lasciò trasportare lungo il fiume verso Camelot.

L’estremo viaggio, verso l’amore e la morte, è accompagnato dal suo triste canto.

Di questa saga del ciclo arturiano rielaborata in periodo vittoriano, ci offre un superbo dipinto il pittore tardo preraffaellita John William Waterhouse (Roma, 6 aprile 1849 – Londra, 10 febbraio 1917), The Lady of Shalott, 1888, olio su tela, 153×200, Tate Britain.


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