Nel giorno dell’anniversario della morte di Tamara, una pillola del mio romanzo, per ricordare la sua fiera indipendenza.
«Fu sempre lei a consigliare a Tamara di sposare il barone Kuffner?» chiese Clare a Colette Weill, la prima gallerista dell’artista.
«Al contrario, non seppi nulla fino a qualche giorno prima dell’annuncio ufficiale. Tamara, come potete immaginare, era una donna contesa da molti. Qualche anno prima aveva ricevuto un’altra vantaggiosa proposta di matrimonio, da parte del celebre chirurgo russo Sergij Voronoff. Lui le aveva garantito potere e ricchezza,
ma aveva imposto come condizione necessaria per il matrimonio l’abbandono della pittura. Tamara era una donna troppo libera per diventare un’appendice del marito e si guardò bene dall’accettare. Non avrebbe mai smesso di dipingere, per nulla al mondo».
Tratto dal romanzo storico “Diva d’acciaio. Il caso Tamara de Lempicka”, Gaspari Editore 2023.
Tamara de Lempicka (Varsavia 16 giugno 1894 – Cuernavaca, Messico, 18 marzo 1980) Le due amiche, 1928, Coll. priv. ; Tamara nel suo atelier di Parigi, 1960 c.
