Santo Stefano di Crivelli


“Racconta Agostino nobile Dottore che Santo Stefano fece miracoli senza novero e resuscitò sei morti per li suoi meriti, e molti infermi curò da diverse infermitadi. Santo Stefano fu lapidato dai Giudei, e gittato fuori della città, perché fosse divorato dalle bestie e dagli uccelli. Ma (Dio) vietò il tutto, perché del detto martire osservò la fede in terra e lo salvò; e io (San Gamaliele) lo raccolsi con molta reverenzia, e lo seppellii in una fossa con altri santi.” Il luogo del suo riposo venne contrassegnato con un paniere di rose vermiglie, corona del suo martirio.

(Dalla “Legenda Aurea di Jacopo da Varagine, volgarizzata….” Firenze, 1834)

Il Santo è abbigliato con l’elegante dalmatica rosa con bordature a ricami d’oro, con l’abito che è simbolo del suo ruolo di diacono. Le pietre con cui lo lapidarono divengono il principale attributo iconografico. Lo sfondo sontuoso riprende la preziosità dorata dei ricami dell’abito.

Il segno grafico, nervoso e incisivo di Crivelli espresso nel grafismo dei capelli e nelle lunghe dita che reggono il Vangelo e la palma del martirio, si addolcisce nelle ombre morbide e nell’intima posa inclinata del volto e nello sguardo obliquo tinto di malinconia.

attr. Carlo Crivelli (1435 c.– 1495 c.), Santo Stefano (pannello dell’altare Demidoff), 1476, Londra, National Gallery


Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.

Scopri di più da Valentina Casarotto

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continua a leggere