Un’osteria insolitamente luminosa di colori sgargianti fa da scenario a una truffa ben congegnata. Tre compari affiatati intendono spennare un ingenuo danaroso. E questo ragazzino che ostenta la propria ricchezza con abiti vistosi e un gruzzoletto sul tavolo è la preda perfetta. La donna riccamente abbigliata e ingioiellata fa un cenno all’altro giocatore, che estrae dalla fascia attorno alla vita un asso. Nel momento dello scambio, entra in scena un’inserviente che porta del vino, a creare ad arte una distrazione. Ogni personaggio rappresenta un vizio: la tentazione verso il gioco, il vino, la lussuria, l’azzardo.
Un’ordinaria commedia umana moraleggiante, di ascendenza caravaggesca, dal Seicento ai giorni nostri.
Il pittore Georges de La Tour, con le sue tonalità inconsuete di rossi e violetti, con le scene di genere moraleggianti e con i giochi di lume e d’ombra meditativi, è stato l’interprete francese più originale del caravaggismo.
Georges de La Tour (Vic-sur-Seille, 10 marzo 1593 – Lunéville, 30 gennaio 1652), Il trucco dell’Asso, 1620, Museo del Louvre, Parigi
