Non solo cime innevate maestose e solitarie, maternità in povere stalle ricche di sacralità o prati che cantano la bellezza rarefatta dell’altura. Il profilo monografico di Giovanni Segantini (1858-1899) che esce dalla mostra di Bassano del Grappa risulta per un verso potenziato e per un altro ampliato di molte sfaccettature. Si abbandona finalmente il cliché del pittore solitario e montanaro per definirlo come un maestro al centro della cultura europea del proprio tempo.

La rassegna, visitabile sino al 22 febbraio prossimo, curata da Niccolò D’Agati, traccia la parabola fulminea e fin troppo presto interrotta di Segantini, che in vent’anni di carriera raggiunge una fama acclarata dai premi vinti e dalle importati acquisizioni di mercato, che diviene un riferimento per le avanguardie del primo Novecento. Come afferma il curatore D’Agati, la sua opera nasce all’interno di una rete fitta di contatti, in dialogo con i linguaggi più avanzati del suo tempo.
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All’ultima opera di Giovanni Segantini ho dedicato un articolo al link

