“Sicuro, Vincenzo Irolli, è giovane, nel suo sguardo profondo c’è tutto un ideale di artista vagante; nel suo atteggiamento spensierato, nel suo dire semplice, scorrevole, c’è tanta grazia, tanta simpatia che vi conquista solamente a parlargli. (La commedia umana, 1887).

Vincenzo Irolli (Napoli, 30 settembre 1860 – 27 novembre 1949) studia all’Istituto di belle arti di Napoli e inizia la carriera ottenendo un buon successo con dipinti a soggetto storico e ritratti degni di nota per “certe particolarità di colorazione ardita“.

Da subito si distingue per una pittura disinvolta e mossa, fluida e materica. Alla fine degli anni ’80 viene chiamato, assieme ad altri affermati artisti, a decorare la famosa birreria Gambrinus di Napoli.

Aderendo al realismo, raggiunge il successo dedicandosi soprattutto ad una pittura di genere domestico, con accezione popolare.

Irolli descrive le tenerezze delle giovani neo mamme mentre sono intente a cullare il proprio neonato, oppure mentre sorvegliano i primi giochi.

Un genere di sicuro successo erano i bambini ritratti con in braccio piccoli animali o giocattoli, in un gesto che coglie la gaiezza e il desiderio di dominio.

Ragazze sognanti, di una bellezza popolana nei tratti ma curata nell’abbigliamento, sono in posa ammiccante sulla soglia di casa o in cucina.

Ai lati delle strade ingombre di merci variopinte come i loro scialli, sostano venditrici che vezzeggiano il loro bambino, che dorme in una semplice cesta.

In salotti privati con paraventi orientali, donne borghesi ingannano il tempo pensando ad un futuro incontro galante, o sono impegnate nella lettura.

Le tavolette con questi soggetti graziosi, esportate alla fine dell’Ottocento sui mercati di Parigi, Londra, Amburgo, Berlino, gli diedero fama ma inflazionarono la sua produzione che divenne di maniera.

Il suo stile realista, un po’ affettato, poteva contare su una tecnica pittorica che alternava effetti miniaturistici di matrice fiamminga a libere zone di colore materico, con una varietà rutilante di colori accesi da contrasti cromatici studiatissimi.

“Vincenzo Irolli possiede quella magnifica passione del colore che dà alle sue opere una superba espressione di gioia e di umanità” (La fiamma, rivista d’arte, 1925).

