Vicenza, inizi del Cinquecento. Scrive Giorgio Vasari nel suo trattato: “Ha dunque avuto Vicenza in diversi tempi ancora essa scultori, pittori e architetti… e massimamente di quei che fiorirono al tempo del Mantegna e che da lui impararono a disegnare”, vi era Bartolomeo Cincani, detto il Montagna (1450 c. -1523), che si era trasferito in giovinezza dall’entroterra bresciano alla nostra città, e dopo una formazione di largo respiro, lasciava in loco numerose opere di valore, come le pale d’altare nelle chiese di San Bartolomeo e di San Michele.
Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento Vicenza viveva degli echi del nuovo stile che giungevano dalla corti rinascimentali del centro Italia e dalla fiorente Repubblica Serenissima. In particolare, dalla laguna giungeva la nuova sensibilità verso il paesaggio e il colore tonale, una rivoluzione ad opera dei grandi protagonisti del momento: Giovanni Bellini, Giorgione e il giovane Tiziano.
Vicenza, inizi del Cinquecento. Scrive Giorgio Vasari nel suo trattato: “Ha dunque avuto Vicenza in diversi tempi ancora essa scultori, pittori e architetti… e massimamente di quei che fiorirono al tempo del Mantegna e che da lui impararono a disegnare”, vi era Bartolomeo Cincani, detto il Montagna (1450 c. -1523), che si era trasferito in giovinezza dall’entroterra bresciano alla nostra città, e dopo una formazione di largo respiro, lasciava in loco numerose opere di valore, come le pale d’altare nelle chiese di San Bartolomeo e di San Michele.
Tra la fine del Quattrocento e l’inizio del Cinquecento Vicenza viveva degli echi del nuovo stile che giungevano dalla corti rinascimentali del centro Italia e dalla fiorente Repubblica Serenissima. In particolare, dalla laguna giungeva la nuova sensibilità verso il paesaggio e il colore tonale, una rivoluzione ad opera dei grandi protagonisti del momento: Giovanni Bellini, Giorgione e il giovane Tiziano.
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