Ritrarre la follia


Bizzarria, originalità e stravaganza sono sempre state considerate qualità tipiche degli artisti, come un lato positivo, burlesco e scherzoso del tanto temuto “uscir di senno”. Al contrario la follia, intesa come malattia mentale e disagio profondo dell’individuo che con il proprio comportamento si emargina o diventa pericoloso a tal punto da dover esser escluso dai rapporti civili, è stata oggetto di attenzione da parte degli artisti solo in casi eccezionali. In casi ancor più eccezionali si è verificato che un artista affetto da disagio mentale abbia realizzato opere che documentino la follia propria o l’altrui. Rispetto a questi casi, al confine tra critica e analisi clinica, c’è da chiedersi in che modo i meccanismi psicotici abbiano influenzato la sua creatività e possano esser trasferiti nella sua opera, essendo questo un campo d’indagine ancor più esiguo. Per fama e possibilità di riflessioni si sono esaminati due casi emblematici verificatisi tra il XVIII e il XIX secolo.

Per saperne di più leggi l’articolo pubblicato nell”Aula di Lettere di Zanichelli” Ritrarre la follia: gli strani casi di Messerschmidt e di Géricault


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