L’Impressionismo è la conclusione delle ricerche naturalistiche ottocentesche e l’inizio dell’avventura artistica moderna: è la conquista della pittura all’aria aperta, è la rivelazione della luce e dell’atmosfera, del colore che non conosce più i toni locali e le tinte neutre per esaltarsi in tutta la sua luminosa bellezza, è l’attimale vicenda delle emozioni vissute a contatto con la vita e fermate liricamente sulla tela, è il sentimento moderno del flusso ininterrotto dell’universo che appare sempre nuovo sotto i battiti del sole, è la poesia dell’hic et nunc, delle cose viste e sentite nella fuggevolezza del presente. [Alberto Martini]
Risvegliandosi da un sogno accademico lungo qualche secolo, dopo aver vissuto e dipinto avventure mitologiche e fantastiche, finalmente questo nucleo di pittori, sin dagli anni ’60 dell’Ottocento, si pone davanti alla realtà con occhi limpidi, assapora il quotidiano nel suo gusto più intenso e trasferisce sulla tela tutto il senso della meraviglia del momento.

Sperimentano necessariamente mezzi espressivi e tecniche nuove: prendono il treno per raggiungere le coste della Normandia – le spiagge di Dieppe, il porto di Le Havre – o i luoghi di villeggiatura lungo la Senna; riempiono la valigia di tubetti di colore, di pennelli rotondi, a punta piatta e di spatole; portano sottobraccio una scatola di cartone che contiene più tele, (dimensioni 60×80 circa detta da 25), in un formato standard più comodo al trasporto.

Quando giungono a destinazione guardano l’ambiente naturale nella sua dimensione più placida e assorta, colgono la frescura dell’ombra e il tremolio della luce tra le foglie nella foresta di Fontainebleau, registrano l’increspatura delle onde e i riflessi colorati delle case sulle sponde ad Argenteuil, annotano l’ondeggiare dei papaveri e dell’erba secca d’agosto sulle colline assolate di Vétheuil.

Con la macchina fotografica hanno un rapporto d’amore e odio: riconoscono che quell’invenzione li ha liberati dalla necessità della mimesi con la natura, per contro ha contribuito a ridimensionare i loro guadagni, a beneficio dei fotografi. Nadar, l’amico degli impressionisti, ottiene un successo epocale con i suoi ritratti e impone la moda della carte-de-visite.
Si accorgono però di esser entusiasti di questa novità tutta meccanica e la usano a loro vantaggio, per cristallizzare le scene con molti personaggi, per cogliere l’attimo e rielaborarlo con calma in atélier.

Quando rimangono a Parigi, sfoderano lo sguardo da turista in una città che conoscono perfettamente e indagano curiosi i comportamenti della società impegnata nei riti borghesi – i rendez-vous al Café Guerbois o al Café Nouvelle Athéne, la passeggiata sui boulevard – oppure occhieggiano da dietro i ventagli o sotto alle tube durante le pause all’Opera. L’occhio vispo diventa indiscreto quando varca le soglie delle stanze private: nelle camere dei bordelli ritraggono cameriere ossequiose, prostitute ammiccanti e decadenti rampolli della nobiltà che attendono il loro turno, seduti su sofà orientaleggianti.
Il movimento impressionista sul versante francese – e quello dei macchiaioli sul versante italiano – furono i movimenti che sovvertirono la scala dei valori dei generi pittorici in vigore sin dal Quattrocento e ottennero, alla lunga, una rivincita clamorosa sulla Storia, antica e mitologica.
Le nuove eroine non sono più Cleopatra o Lucrezia, ma le protagoniste dei romanzi di Emile Zola – Nanà o Madeleine – oppure sono le mogli e le fidanzate messe in posa a prendere il te o a cogliere i fiori in giardino. Non più le saghe avventurose dei Santi, ma serate indiavolate al ritmo del can- can sulla pista da ballo del Moulin Rouge.
Ogni pittore differenziò il proprio stile secondo una spiccata originalità, dimostrando che in quel gruppo si erano riuniti solo i protagonisti più incisivi della scena artistica parigina del momento: Edouard Manet e Paul Cézanne rimasero sempre ancorati a una costruzione solida dell’immagine in forme-colore; Edgar Degas non rinnegò mai il magistero del disegno; i più fedeli alle ricerca della pennellata intrisa di luce-colore furono Alfred Sisley, Pierre Auguste Renoir, Camille Pissarro, e due donne, Berthe Morisot e l’americana Mary Cassatt. Claude Monet portò alle estreme conseguenze lo stile impressionista, tanto da aprire, di fatto, alle ricerche informali del Novecento.
1874-1886: dodici anni e otto mostre per una scalata sociale inarrestabile, dallo scandalo alla completa affermazione.
Il fascino che l’impressionismo esercita ancor oggi risiede nell’aver attribuito dignità di racconto, epico, alla cronaca e alla quotidianità, dando vita all’arte moderna, ovvero contemporanea.